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Dizionario

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FATTURATO

Il volume di affari che risulta dal totale delle fatture emesse da un’impresa.


FIB30

E’ il future sull’indice Mib30.


FIDEJUSSIONE

In certi casi (ad esempio quando il mutuo che richiediamo è molto elevato) la banca richiede che qualcuno ci copra con una garanzia personale, chiamata fidejussione. Sarà questo nostro “garante”, generalmente un parente stretto, a restituire i soldi se noi non saremo più in grado di farlo.


FIDO BANCARIO

Quando il conto è “in rosso”, significa che la banca ci ha prestato dei soldi. Il fido bancario è questo prestito, e dipende dalle garanzie che siamo in grado di fornire. Il valore massimo del prestito (“limite di fido”) e gli interessi da pagare dipendono da quanto la banca si fida di noi, e soprattutto da quanto siamo bravi a contrattare.


FINANZA ETICA

Per ‘finanza etica’ si intende l’insieme di tutte le attività finanziarie che, pur ricercando il profitto, vengono condotte secondo criteri di moralità. Solitamente per ‘morale’ si intende quella improntata a criteri religiosi, ma esistono (soprattutto nel mondo anglosassone) numerosi esempi di ‘morale finanziaria laica’, che prestano attenzione a problematiche connesse ai diritti dell’uomo, al rispetto dell’ambiente, delle minoranze etc..


FIRMA CONGIUNTA – FIRMA DISGIUNTA

Un conto corrente può essere intestato a più persone (ad esempio moglie e marito). Se un conto di questo tipo è a “firma congiunta”, vuol dire che quando uno dei titolari vuole prelevare dei soldi, devono firmare anche gli altri. Nel conto a “firma disgiunta”, invece, ognuno può prelevare per conto proprio.


FIRMA DIGITALE

Molte operazioni finanziarie (ma non solo) si possono oggi eseguire da casa propria con il computer. Quando però inviamo tramite internet un documento che prevede la nostra firma, è necessario disporre di un metodo elettronico per dimostrare che siamo stati davvero noi a scriverlo.
La ”firma digitale” (che non ha nulla a che vedere con una firma scritta a penna) è un sistema che ci permette di porre un segno di riconoscimento elettronico. Al momento non tutte le istituzioni consentono questa pratica.


FLOTTANTE

Quando una società si quota in borsa, una parte delle azioni viene tenuta per sé dai suoi amministratori, al fine di mantenere il controllo sulle sue attività. La quantità di azioni che è invece in mano al pubblico degli investitori viene chiamata flottante. In generale, più il flottante è alto, più il valore del titolo è instabile, perché si alza il numero dei possibili scambi di azioni. In generale, si considera che un flottante intorno al 30% sia garanzia di una certa stabilità del titolo.


FONDI ARMONIZZATI

Sono fondi comuni esteri, quindi non di diritto italiano, che recepiscono le direttive dell'Unione Europea a livello di regolamento.


FONDI ATTIVI E FONDI PASSIVI O INDICIZZATI

Il gestore di un fondo può scegliere due comportamenti nell’amministrazione di un portafoglio collettivo. Deve infatti decidere se indirizzarsi su titoli che seguano l’andamento medio del mercato senza troppi scossoni, o rischiare investimenti che si discostino da questo. Immaginiamo che un gestore investa in titoli azionari che compongono il Mib30. Il comportamento del fondo sarà sempre assai simile a quello di tale indice, e il rendimento sarà passivamente legato dall’evoluzione del mercato italiano. In questo caso il fondo si dice passivo o indicizzato, proprio perché legato strettamente a un indice di Borsa.
Supponiamo invece (fondo attivo) che il gestore, a prezzo di analisi ovviamente più laboriose, decida di rischiare su titoli fuori dall’indice che promettono di crescere assai più della media: se gli andrà bene, porterà ai sottoscrittori del suo fondo utili maggiori del suo collega “passivo”, ma se gli andrà male li esporrà a perdite maggiori.
E’ utile sapere che i fondi attivi, anche a causa dei costi maggiori, superano il rendimento di quelli passivi in meno del 30% dei casi. E’ della massima importanza, quando si sottoscrive un fondo, sapere quale sia la sua natura a questo riguardo.


FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO

Metodo di investimento collettivo in cui una società di gestione raccoglie il denaro di molti risparmiatori e lo investe sul mercato. I vantaggi di tale gestione sono:
- permettere anche ai meno esperti di partecipare alle operazioni di borsa.
- permettere, unendo tanti piccoli capitali, di fare grossi investimenti
- poter “sparpagliare” gli investimenti (“diversificare”) per mettersi al riparo da eventuali crolli di un singolo titolo.


FONDI DI FONDI

Sono fondi comuni che, invece di investire i soldi dei risparmiatori su azioni e obbligazioni, li investono in quote di altri fondi comuni, anche di società di gestione diverse (un servizio in qualche modo simile alle GPF).
La loro comparsa è possibile solo in mercati sviluppati, dove il singolo risparmiatore può avere difficoltà a scegliere tra gli innumerevoli fondi comuni esistenti.
Il fondo di fondi si incarica in questo caso di cercare i fondi migliori, ma richiede ovviamente un costo aggiuntivo, perché oltre alle commissioni dei singoli fondi in cui andrà a investire farà pagare al sottoscrittore le sue stesse commissioni.
In Italia i primi fondi di fondi sono comparsi nell’estate del 2000.


FONDI ESTERI / SICAV ESTERE

I fondi diritto estero sono fondi comuni che, pur essendo venduti sul mercato italiano, sono gestiti da società straniere.
Nella maggior parte dei casi i gestori sono società straniere appartenenti a gruppi italiani, ma sono numerosi anche i fondi ‘esteri-esteri’ di gestori effettivamente stranieri.
I fondi esteri la cui vendita è autorizzata in Italia si dicono ‘autorizzati’. Se, inoltre, il fondo si inserisce in una delle categorie di Assogestioni, si dice ‘classificato’. Nel caso di fondi autorizzati ma non classificati, diventa ovviamente più difficile fare confronti di performance.
Rispetto ai fondi di diritto italiano, quelli di diritto estero godono di un trattamento fiscale differente. L’equalizzatore in vigore dal primo gennaio 2001 è stato creato proprio per rendere le tassazioni omogenee.
Tra i fondi di diritto estero non sono generalmente inclusi i cosiddetti ‘Lussemburghesi Storici’, i fondi che alcuni gestori avevano aperto in Lussemburgo prima che fossero autorizzati i fondi italiani, e che sono tassati sostanzialmente nello stesso modo.


FONDI LUSSEMBURGHESI

La legge che ha permesso ai fondi comuni di nascere in Italia risale al 1984. Prima di allora le società di gestione che volevano offrire dei fondi agli investitori italiani dovevano avere sede in Lussemburgo. Da qui la denominazione di “fondo lussemburghese”.


FONDI OMBRELLO

Sono fondi divisi in vari ‘compartimenti stagni’. L’investitore sottoscrive un unico contratto, ma può scegliere tra i diversi compartimenti , ognuno dei quali è gestito in modo autonomo.


FONDI PENSIONE

Sono fondi di investimento destinati a fornire ai lavoratori una pensione aggiuntiva a quella della previdenza statale.
Sono anche chiamati il ‘secondo pilastro della previdenza’, perché dopo le riforme della previdenza realizzate o in via di realizzazione in tutti i paesi sviluppati, sono destinati a integrare la pensione che si prospetta sempre più ‘magra’.
I fondi pensione, rispetto agli ordinari fondi comuni, godono di particolari benefici fiscali, e si dividono in due categorie:
- Fondi pensione chiusi o negoziali: sono destinati ai lavoratori di una determinata categoria o di una determinata azienda.
- Fondi pensione aperti: sono gestiti da società di gestione abilitate, e sono rivolti in modo particolare a lavoratori autonomi, liberi professionisti, e lavoratori dipendenti che non abbiano aderito a fondi negoziali.


FONDO A DISTRIBUZIONE DI PROVENTI

Nella maggior parte dei fondi comuni, chi investe non riceve alcun profitto fin quando non ritira le quote che ha comprato. Esistono però dei fondi chiamati “a distribuzione di proventi” in cui, ogni anno, il gestore distribuisce ciò che è stato guadagnato, tutto o in parte.


FONDO APERTO

Fondo in cui l’investitore può entrare e uscire in qualsiasi momento, comprando o vendendo le quote. Questo fa sì che il patrimonio in mano al gestore del fondo cambi continuamente, a differenza di ciò che avviene nei fondi chiusi. La stragrande maggioranza dei fondi comuni è di questo tipo.


FONDO CHIUSO

Generalmente la somma totale che il gestore di un fondo comune ha in mano cambia di continuo, perché gli investitori possono entrare o uscire dal fondo in qualsiasi momento (in questo casi si parla di fondo aperto). In un fondo chiuso, invece, il numero di quote distribuite all’inizio non cambia, e chi vuole entrare nel fondo deve comprare in borsa le quote lasciate libere da chi esce. I fondi chiusi sono poco accessibili per i piccoli investitori, perchè la soglia minima di investimento è di 50 mila Euro. I fondi chiusi hanno una durata prestabilita (compresa tra i 5 e i 10 anni), scaduta la quale il patrimonio viene suddiviso tra i partecipanti. Se i partecipanti sono investitori istituzionale, la quotazione non è obbligatoria. I fondi, nella pratica, vengono spesso utilizzati per finanziaria attività di piccole e medie imprese, con finalità simili a quelle del ‘venture capital’.


FONDO ETICO

Fondo comune che seleziona gli investimenti in base a considerazioni di tipo etico. Sono in genere promossi o gestiti da istituzioni a carattere religioso, e non comprano titoli di società che commerciano in settori ritenuti immorali (armi, alcool, tabacco etc..) o che non rispettano vincoli ambientali o sindacali. I fondi etici sono tipici di mercati molto evoluti come quelli anglosassoni, dove l’offerta è amplissima e può soddisfare un grande spettro di richieste etico.morali. Esistono fondi detti un po’ impropriamente etici che pur non facendo selezione sui titoli devolvono in beneficenza parte degli utili.


FONDO IMMOBILIARE

I fondi immobiliari sono quelli che investono ‘sul mattone’. Invece di piazzare i soldi dei sottoscrittori su azioni, obbligazioni o altri strumenti finanziari, li utilizzano per comprare, vendere o affittare immobili.


FTSE

E’ l’indice della borsa di Londra.


FUTURE

Il future è un contratto a termine: permette di stabilire oggi il prezzo a cui compreremo (o venderemo) qualcosa in futuro. Il vantaggio e il rischio sono ovvi: se ciò che compro sale di prezzo, io avrò comunque diritto a pagarlo al vecchio prezzo (più basso), e rivendendolo otterrò un guadagno. Se il prezzo scende, ci avrò rimesso.
Il meccanismo con cui funzionano i contratti future in borsa permette di guadagnare o perdere molti soldi anche investendo piccole cifre, ragion per cui sono un investimento adatto solo a chi ha una certa esperienza.
Il future fa parte di una famiglia di prodotti finanziari chiamati “derivati”.